“Tra mitologia, arte e fotografia, l’autrice restituisce un immaginario complesso e stratificato, denso di simboli culturali, di rimandi e dettagli artistici e di echi della psiche, esplorando lo sfaccettato universo – interiore ed esteriore – del femminino. A partire da tempi remoti, si sono stratificati canoni di bellezza obbligati, mutevoli, sofferti e spesso irraggiungibili, non necessariamente frutto dello sguardo femminile. Tra ideale di bellezza a cui tendere, miti di pudore e fertilità, senso di irrimediabile caducità e decadimento terreni, emerge allora anche la rivendicazione dell’imperfezione del corpo. Grazie a un sapiente uso della luce e del colore che sembrano a tratti voler fondere pittura e fotografia facendole dialogare in un continuum, l’autrice conia un’originale attualizzazione della bellezza al femminile, proiettandola in un presente fatto di buio e luce che ancora conserva in sé l’eredità della classicità e oscuri archetipi.”
Testo di Claudia Ioan
“La carne nella sua accezione più terrena si fa protagonista negli scatti di Ilaria Sagaria. Ripiegata, straziata, cruda diviene specchio di una trasfigurazione dove l’elemento del sacro è riportato a una visione sensorialmente terrena. Condannato alla grazia, emblema dell’inconciliabilità tra la visione idealizzata e quella reale, il corpo femminile mostra in queste immagini il suo dualismo tra estasi e tormento. La ricerca di precisi effetti chiaroscurali suggerisce un esito quasi pittorico che rievoca esiti caravaggeschi, coadiuvato dalla presenza di dettagli e simboli che attraversano la storia dell’arte, dal melograno, simbolo di fertilità, alle foglie larghe che alludono al pudore con il quale i progenitori si coprono dopo la cacciata dal Paradiso terrestre. Peccato e redenzione, paura e seduzione sono estremi di un pendolo che incessantemente oscilla nell’attraversare queste immagini, dove frammenti di un corpo in definizione si ricompongono in un ritratto collettivo, prima ancora che individuale.”
Testo di Alessandra Troncone
Flesh in its most carnal meaning becomes the protagonist in Ilaria Sagaria’s photographs. Folded, torn, raw it becomes the mirror of a transfiguration where the element of the sacred is immersed in a vision that is sensorial and earthly. Condemned to grace, emblem of the irreconcilability between an idealised vision and reality, in these images the female body exposes the dualism between ecstasy and torment. The search for precise chiaroscuro effects results in an almost pictorial outcome that evokes Caravaggesque scenes, assisted by the presence of details and symbols that span across the history of art, from the pomegranate, a symbol of fertility, to the broad leaves that hint to the modesty with which the progenitors covered themselves after the expulsion from Eden. Sin and redemption, fear and seduction are extremes of a pendulum that oscillates incessantly through these images, where fragments of a body in the process of definition are recomposed as a collective portrait first, as well as an individual one.
By Alessandra Troncone